7 – 25 agosto 2005
Padova – Aqaba – Padova (8590 km) 
Moto: Aprilia ETV 1000 CapoNord

01) Gorizia – Sofia: 1016 km
02) Sofia – Izmit: 660 km
03) Izmit – Uchisar: 645 km
04) Uchisar – Aleppo: 572 km
05) Aleppo – Jerash: 575 km
06) Jerash – Petra: 280 km
07) Petra – Wadi Rum – Aqaba – Petra: 323 km
08) Petra – Krak des Chevaliers: 645 km
09) Krak des Chevaliers – Palmira: 210 km
10) Palmira – Uchisar: 976 km
11) Uchisar – Izmit: 675 km
12) Izmit – Burgas: 432 km
13) Burgas – Padova: 1580 km

Premessa
Questo entusiasmante viaggio in Siria e Giordania in moto ha rappresentato per me e la mia zavorrina Daniela uno dei sogni realizzati della nostra vita.

L’anno precedente eravamo stati nella “vera Turchia”, in Anatolia orientale, quella ad est di Ankara per intenderci, una terra fantastica piena di paesaggi incontaminati, gente fiera, cordiale e ospitale, profumi colori e sapori inebrianti.

Meta di quest’anno avrebbe dovuto essere l’Iran, ma la situazione politica internazionale e le difficoltà ad ottenere i pemessi necessari alla fine ci hanno fatto desistere. Le alternative possibili erano due; l’Uzbekistan e la splendida Samarcanda oppure un mototour in Siria e Giordania. Alla fine abbiamo optato per l’alternativa “più semplice”… per modo di dire!

Diego (DidoGS), valido compagno di avventure dell’anno precedente con la sua fida 1150 GS, ha accettato di buon grado di unirsi a noi anche quest’anno.

Come sempre, nei mesi precedenti la partenza mi sono immerso nella lettura di diverse guide turistiche, libri, cartine stradali e report di viaggio sul web per organizzare al meglio il viaggio e per iniziare a viverlo già “mentalmente”.
Come guide di riferimento abbiamo usato quelle della Lonely Planet, indispensabili dal punto di vista logistico/organizzativo per chi decide di pianificare un viaggio fai da te.

Per i visti di ingresso in Siria e Giordania, ci siamo affidati ad una valida agenzia di Milano (www.covex.it) che ha provveduto ad espletare le pratiche burocratiche in poco tempo e a costi contenuti. Per stare più tranquilli abbiamo provveduto anche a fare la patente internazionale e il libretto della moto internazionale ma in realtà non ci è mai stato chiesto di esibilirli.

Per quanto riguarda il famigerato Carnet de Passage en Douane, sulle varie guide turistiche c’è scritto che è obbligatorio. La procedura per ottenerlo però è alquanto complessa ed onerosa, così abbiamo deciso di lasciar perdere e di rischiare… ci è andata bene, fortunatamente nessuno ce l’ha mai richiesto! Comunque almeno per l’ingresso in Siria, nel caso in cui fossero sorti problemi col CDP, mi era stato indicato di insistere e in caso di estremo bisogno, cercare di “agevolare” in qualche modo l’entrata in Siria senza carnet. In Giordania invece i doganieri sono molto ligi, ma sembra che il Carnet de Passage en Douane non lo chiedano mai.

Quello che segue è il “diario di bordo” allo stato grezzo, scritto su palmare alla fine di ogni giornata di viaggio. Cercherò di correggerlo ed ampliarlo quanto prima:

7 agosto: Gorizia – Sofia (1016 km)
Oggi è stata una bella giornata di sole, ci siamo trasferiti a Gorizia a casa dei miei genitori per accorciare un pò il primo “tappone” che ci porterà direttamente a Sofia. Abbiamo pranzato a casa del padre di Daniela, dove è stata organizzata una grigliata in nostro onore.

Dopo il lauto “pranzetto” andiamo subito a dormire… stanotte si parte! Verso le 23 vengo svegliato di soprassalto da tuoni, fulmini e saette…ma perchè quando devo viaggiare il meteo non è mai clemente? Non mi preoccupo tanto per me o per Dido, quanto per Dany che essendo una “lucertola del deserto” non è tanto avezza al freddo!

Alle 2.00 partiamo, la pioggia è momentaneamente cessata ma riprenderà alla grande in Slovenia, accompagnata da un forte vento laterale che rende instabili le moto. La temperatura media è di 14°C. Dopo un paio d’ore il temporale sembra essere passato ma la pioggia persisterà fino a Zagabria, che attraversiamo all’alba. Tutto fila per il meglio, entriamo agevolmente in Bulgaria e dopo una cinquantina di chilometri siamo a Sofia, la capitale della Bulgaria.

Mio fratello Pierpaolo che è spesso in Bulgaria per motivi di lavoro, è venuto a prenderci alla periferia di Sofia. Ha pensato come sempre a tutto. Io e Dany saremo ospitati nel suo appartamento mentre Dido viene comodamente sistemato presso l’arcivescovado di Sofia. Doccia, breve giro turistico della capitale e poi cenetta tradizionale bulgara in una delle migliori locande tipiche della città.

Andiamo a letto presto, domani si entra in Turchia, ma a dire il vero non sappiamo ancora quale strada percorrere, visto che il temporale che ci ha sorpreso in Slovenia qui ha fatto parecchi danni sopratutto nella parte meridionale del paese. Il fiume Maritza è straripato ed ha allagato diversi paesi e strade della zona. Pierpaolo cerca di informarsi come può sull’agibilità delle strade ma ottiene notizie scarse e frammentarie così decide di accompagnarci in macchina fino al confine con la Turchia.

8 agosto: Sofia – Izmit (660 km)
Cielo pessimo, siamo scampati per un pelo da un forte acquazzone. Verso Plovdiv il tempo è nettamente migliorato.
Passata Plovdiv abbiamo dovuto fare una deviazione a causa della statale ancora allagata. Abbiamo preso una stradina sgarrupata che ci ha riportato in statale facendoci saltare il pezzo di strada interrotta. Abbiamo attraversato un ponte sul fiume Maritza che in questi giorni è largo 4 volte il suo normale bacino.

Ci siamo salutati con Pier ad Harmanli e abbiamo raggiunto rapidamente il confine turco. Passata la frontiera senza nessun intoppo (a parte il caldo)  ci siamo diretti prima verso Istanbul a poi verso Izmit. Passare il ponte sul Bosforo è sempre un’emozione… E poi vedere il cartello giallo Welcome to Asia…

Arrivati a Izmit abbiamo trovato velocemente l’albergo dell’anno prima, ci siamo dati una rinfrescatina e poi siamo andati a fare 2 passi in centro. Abbiamo cenato in un locale dove non siamo riusciti a farci capire in alcun modo e infatti abbiamo mangiato da cani. Però l’ayran era ottimo! Non appagati della frugalissima cena siamo andati alla disperata ricerca di una “pideria”, ove Dany si è sbaffata una pida al formaggio, io e Dido il “kebab di urfa”, particolarmente speziato e piccante, il tutto ovviamente annaffiato da ottimo ayran, visto che birra si trova difficilmente in questi paesi…

9 agosto: Izmit – Uchisar (645 km)
Risveglio nuvoloso a Izmit, abbiamo preso un po’ di pioggia per strada. Tutto normale fino ad Ankara, poi il paesaggio è nettamente cambiato…autostrada deserta, immense vallate di mille colori con saliscendi mozzafiato. Poco dopo abbiamo imboccato la SS260, bellissina, indescrivibile, un’atmosfera magica.

A causa di una deviazione abbiamo affrontato una decina di km di sterrato in mezzo ai campi di grano e girasole, attraversando paesini rurali con case di fango e fieno…molto suggestivo!

Abbiamo pranzato non sappiamo bene cosa in una specie di “oasi” in mezzo alle colline… L’unica cosa certa è che l’ayran (latte di capra, acqua e sale) ha avuto un effetto devastante…i fermenti lattici turchi hanno sconfitto la debole difesa dei nostri e si sono saldamente insediati nei nostri intestini…aiuto!

Abbiamo ripreso la statale ma poco dopo un’altra avventura… Strada bianca intrisa di gasolio per lavori di asfaltatura…altri 5-7 km da incubo. Arrivati a Uchisar, in Cappadocia nel primo pomeriggio e trovato alloggio dal simpatico gestore della Erciyes Pension.

Stasera ho la faccia, il collo e le mani ustionate… Da domani viaggiamo senza giacche…fa troppo caldo! Siamo al terzo giorno di vacanza, 2850 km percorsi, 32 ore di viaggio effettive con una media di 87.5 km/h

10 agosto: Uchisar – Aleppo (572 km)
Alzati presto stamattina, la tappa è lunga e non sappiamo quante ore passeremo al confine siriano.
La strada è tutto un saliscendi attraverso ampie vallate e strette gole scavate da irruenti torrenti. Ogni tanto si vede un’aquila in volo che scruta la valle sottostante, un branco di cavalli che corre sulle praterie, tende di pastori nomadi con i bambini che giocano e le donne che lavano i vestiti lungo le rive del fiume…

Scolliniamo l’ultimo passo di montagna a quota 1860 metri e iniziamo a scendere vertiginosamente…il confine si fa sempre più vicino. La strada non sempre è in buone condizioni, qualche km di sterrato ci tocca anche oggi. Fa sempre più caldo man mano che scendiamo, dai 24°c dell’altopiano arriveremo ai 41 della pianura. Per prevenire colpi di calore prendo una compressa di Polase e bevo molta acqua. In un paio di giorni, nonostante l’uso di crema solare protezione 20, ho assunto il colorito di uno sherpa tibetano!

Il paesaggio ora è completamente mutato, col trascorrere dei km le montagne si sono appiattite, le forme si sono addolcite, i mille colori sono ingialliti…siamo nei pressi del confine.

I doganieri siriani sono molto cortesi ed ospitali con noi, ci trattano con un occhio di riguardo e cercano di farci perdere meno tempo possibile… Ma tra controllo passaporti, visti d’ingresso, assicurazioni integrative, carte, moduli, schedari e una miriade di timbri, impieghiamo non meno 2,5 ore per entrare in Siria… Ma ce l’abbiamo fatta!

Il primo impatto con Aleppo è stato devastante! Un traffico disordinato, assordante, fuori controllo e senza regole.. Credevo di impazzire in mezzo a quel caos infernale ma per fortuna abbiamo raggiunto l’albergo incolumi.

11 agosto: Sosta ad Aleppo
Oggi abbiamo deciso di prenderci un giorno di pausa e dedicarlo alla visita dell’antica cittadella e del suq (bazar).
Non credevo ci fossero tanti turisti stranieri in Siria e invece si sente parlare ovunque italiano, francese e spagnolo. La gente è molto gentile e ospitale,  e i prezzi sono ancora molto contenuti. Qualche esempio? Un pieno di benzina costa intorno agli 8 Euro, un pasto completo attorno ai 5 e una stanza doppia in pensione 12.
Nonostante la nostra guida indichi l’hotel Syria come “sistemazione accettabile”, in realtà è a dir poco squallido, le condizioni igieniche sono pessime ed è posizionato a lato di una strada trafficatissima e rumorosissima 24 ore su 24.

12 agosto: Aleppo – Jerash (575 km)
Anche oggi ci aspetta un lungo tappone di trasferimento. Contiamo di lasciare la Siria ed entrare in Giordania. Alle 7.00 siamo già in marcia verso Jerash, i primi 200 km di autostrada sono lunghi e noiosi in quanto il paesaggio non ha nulla da offrire. Solo all’apparire delle Alture del Golan lo scenario cambia completamente regalandoci la visione di splendide montagne, vallate e gole “dipinte” a striscie gialle arancione e rosso che ci accompagneranno fino quasi a Damasco, la capitale della Siria. Lungo la strada ci fermiamo a bere un cay… insieme all’ordinazione ci viene anche portato un piatto colmo di dolcetti tipici al miele. Che ospitalità!

Verso mezzogiorno siamo al confine…per sbrigare tutte le pratiche da una parte e dall’altra ci vorrà circa un’ora. Siamo finalmente in Giordania! Nei pressi di Jerash veniamo affiancati da una macchina il cui conducente ci chiede dove siamo diretti. Gli rispondo diffidente che stiamo cercando un albergo e lui me ne consiglia un paio sconsigliandomi quello scelto da noi in quanto troppo caro. Poi insiste per averci suoi ospiti a pranzo e seppur stanchi non possiamo far altro che accettare. Chissà cosa vorrà propinarci pensiamo…invece passiamo degli indimenticabili momenti con lui e la sua famiglia a colloquiare degli argomenti più svariati fino ad approdare all’Islam.

Mohammed è un professore di inglese dai modi molto cordiali, e con la sua mimica espressiva tenta di spiegarci i 5 pilastri dell’Islam, cosa c’é di sbagliato nel cristianesimo e quali sono i vantaggi nell’essere musulmani… Ach, è in corso un “velato” tentativo di conversione!

Finito il semplice ma pur ottimo pranzo si offre di accompagnarci assieme ai figli alla ricerca di un albergo…sarà uno di loro a contrattare sul prezzo delle camere e sincerarsi che la sistemazione prescelta sia di nostro gradimento. Rimaniamo d’accordo di vederci dopo cena per un caffè o un cay… Dopo una fase iniziale in cui ci viene presentata la famiglia al gran completo e si scambiano 4 chiacchere, le donne si allontanano e rimangono con noi Mohammed, suo fratello, suo cugino e il figlio maggiore… la serata procede con un lungo “match” religioso che si protrarrà fino a tarda sera. Ci salutiamo affettuosamente e torniamo in albergo comunque soddisfatti di questa originale e piacevole esperienza. Domani visita alle rovine di Jerash e poi si parte verso Petra!

13 agosto: Jerash – Petra (280 km)
Usciti dall’albergo di buon’ora ci dirigiamo dapprima verso le rovine del Castello di Ajlun (nulla di tale) per poi andare a visitare i resti dell’antica Gerasa. Il luogo merita una visita approfondita e così decidiamo di prendere una guida locale, Mohammed, che parla molto bene l’italiano e che ci porterà  in giro per un paio d’ore, raccontandoci glorie e fasti di questa imponente città romana. Terminiamo la visita all’ora di pranzo, ma fa troppo caldo sia per mangiare che per mettersi in viaggio verso Petra.

Ci sediamo in locale e ordiamo del tè turco alla menta. Il cameriere ci consiglia di partire alle 16, quando i raggi del sole diventano meno insolenti, ma noi riusciamo a resistere inerti fino alle 14 e poi armati di Polase, crema solare e tanta acqua decidiamo di metterci in viaggio lo stesso.

Passata la capitale Amman imbocchiamo la Desert Highway…una lunga lingua di asfalto che attraversa il torrido, ventoso ed inospitale deserto giordano da nord a sud.

Sono emozionatissimo, quasi non riesco a realizzare di essere  qua… su un deserto… con la mia moto… ed essere partito solo 6 giorni fa. I ricordi sono ancora così freschi nella mia mente, in pochi giorni ho “vissuto” così tante strade, luoghi, emozioni che spesso confondo ciò che ho visto ieri, con quello che ho fatto l’altroieri o le persone che ho conosciuto oggi…

Ad un certo punto imbocchiamo l’uscita dell’autostrada in direzione Petra, ancora una cinquantina di chilometri e siamo arrivati. Davanti a me il nulla…solo il deserto di un colore rosso ferrugginoso e le colline circostanti.

Colto da improvviso raptus, accosto la moto ai bordi della strada, faccio scendere la fida zavorrina, le affido la macchina fotografica e carico di bagagli come sono vado a farmi una “capatina” off-road nel deserto assieme a Dido e la sua giessona.
Poco dopo riprendiamo la strada verso Petra e troviamo quasi subito alloggio presso la pensione CleoPetra, nome molto originale per questi luoghi…

14 agosto: Visita a Petra
Oggi pausa, dedicheremo la giornata alla visita di Petra, antica capitale dei Nabatei. Verso le 9 siamo già all’entrata del sito e ci incamminiamo all’interno del  As Siq, una spaccatura prodotta nella pietra dalle forze tettoniche lunga più di un chilometro. All’interno del canyon lo spettacolo di colori  e di forme che assumono le rocce è straordinario…si passa da un intenso color rosso ruggine a una calda tonalità d’oro, con striature gialle, grigie, arancioni, viola e tutte le sfumature intermedie…sono abbagliato da tanta meraviglia.
Quando si svolta l’ultima curva e tra le fenditure della gola si inizia a scorgere il Tesoro (il più famoso e conosciuto monumento di Petra), si rimane senza fiato!

Ma Petra non è solo questo, spettacolari sono anche le tombe reali, l’anfiteatro scavato interamente nella roccia, la strada colonnata ove si possono ammirare i resti di un’antica città romana, il monastero e tanti altri luoghi interessanti ancora. Ci vorrebbero almeno 3 giorni per visitarla completamente.

Terminata la visita alla parte bassa di Petra iniziamo a dirigerci verso il monastero, quando veniamo avvicinati da un ragazzino del posto che ci sconsiglia una lunga ed estenuante salita a piedi e ci propone la salita a dorso d’asino.

“Ma mi hai visto?” gli dico!
“No problem my friend, i have a strong donkey for you, very strong!” mi risponde…

Accettiamo la salita a dorso d’asino. E’ stata una delle esperienze più allucinanti della mia vita!!! Piangente
Dopo i primi metri di strada pianeggiante in cui l’asinello ha anche tentato di fare lo sbruffoncello superando i suoi simili in marcia, è iniziata la salita vera e propria… L’ho letteralmente “sfiancato” quel povero asinello, roba che non gli faccio venire 3 infarti e qualche ictus oltre lo “sconocchiamento” dei femori!

Dopo 50 metri avevamo già perso molte posizioni, dopo altri 50 ha iniziato ad ansimare pericolosamente, dopo un altro po’, mentre tutti gli altri asini proseguivano dritti il mio ha iniziato a salire a zig-zag, forse per fare meno fatica. Ogni volta che mi sbilanciavo per qualche motivo iniziava a barcollare pericolosamente insieme a me…

“Se non ce la fa più posso scendere” dico al ragazzino che mi accompagnava.
“Oh mister, no problem…if no problem for you, no problem for donkey, it’s very strong” mi risponde.
Dopo un po’ riprende: “It’s very strong…it brings 200 kilograms”.
Dopo un altro pò: ” What’s your weight mister?”
“A lot over one hundred” gli rispondo.
E lo sento borbottare in arabo una cosa del tipo:”Più di 100??? Sti c@zz!!!”

Arriviamo in cima nei pressi del monastero… Io ringrazio l’asino di avercela fatta e lui ringrazia me di essere sceso dalla sua groppa. E’ stata un’esperienza allucinante per entrambi. Dopo aver ammirato l’imponenza del monastero e il panorama offerto dalle vallate sottostanti abbiamo fatto ritorno in albergo…questa volta rigorosamenre a piedi però!

15 agosto: Petra – Wadi Rum (323 km)
Oggi raggiungeremo il punto più lontano del nostro viaggio, Aqaba, località turistica situata sulle sponde del Mar Rosso all’estremo sud della Giordania. 18 km più a sud c’é l’Egitto e l’Arabia Saudita.
L’evento più emozionante della giornata però è la visita al deserto del Wadi Rum, uno dei deserti più suggestivi della terra. Dido purtroppo oggi non sarà dei nostri, ieri durante la visita a Petra il sole è stato inclemente con lui e preferisce rimanere in albergo a riposare.

Partiamo verso le 8 e in un attimo raggiungiamo le colline sovrastanti Petra in direzione della Kings Way, forse la strada più suggestiva della Giordania. Il paesaggio è mozzafiato…sulla destra si scorgono le irte e frastagliate colline che inglobano Petra, sulla destra il deserto con toni ora gialli ora rossastri, interrotto da formazioni rocciose talvolta anche enormi che sembrano isole nel deserto. Che spettacolo, e non siamo che all’inizio!

Man mano che scendiamo dalle colline di Petra veniamo avviluppati sempre di più da questo caleidoscopico paesaggio “marziano”; nelle prime ore del mattino i colori sono accentuati, i dettagli ben contrastati, il cielo limpidissimo di un azzurro intenso si sposa perfettamente coi toni rossicci del deserto…stento a credere di essere qui e di star vivendo tutto questo!

Lasciamo la Kings Way e ci addentriamo lungo una stradina di 12 km che porta all’ingresso della riserva naturale del Wadi Rum; è da qui infatti che partono tutte le escursioni per il deserto vero e proprio lungo piste non battute. All’ingresso veniamo accolti col tipico calore di queste popolazioni ma ci viene subito chiesto cosa vogliamo fare con la moto in quanto per motivi di sicurezza si può entrare nella riserva solo con mezzi a 4 ruote motrici.

Non ci resta che lasciare la CapoNord nel parcheggio e noleggiare una jeep con autista/guida per un tour di mezza giornata nel deserto. Sarà comunque un’esperienza indimenticabile in quanto veniamo condotti nei luoghi più suggestivi della riserva, come il canyon con le iscrizioni rupestri nabatee, il ponte naturale di roccia e una duna di sabbia rossastra alta circa 50 metri che Daniela tenta faticosamente di scalare.

Terminata anche questa fantastica esperienza decidiamo di fare una capatina ad Aqaba, giusto per dare una “sbirciatina” al Mar Rosso.
Mentre stiamo uscendo dalla riserva tento di fare un’altra piccola scorribanda off-road nel deserto ma questa volta la sabbia è troppo soffice e la CapoNord è ingovernabile… riesco faticosamente a tornare sull’asfalto.

Sulla strada per Aqaba ad un posto di controllo veniamo fermati da una pattuglia di militari che ci invitano a sederci con loro all’ombra del loro mezzo corazzato. Ci offrono dell’acqua, ci chiedono le solite cose, si parla un po’ della moto, scherzano un po’ con mia moglie e via, si riparte verso nuove avventure.

Di Aqaba abbiamo visto solo qualche rotonda stradale e una palma, quella sotto cui ci siamo nascosti per ripararci dai raggi feroci del sole… 47° all’ombra, un caldo allucinante… abbiamo prosciugato una borraccia d’acqua e siamo ritornati velocemente ai “freschi” e confortanti 38° di Petra. Com’é tutto relativo in questo mondo!

Viaggio di andata: Gorizia-Aqaba: 4071 km in 7 giorni effettivi di viaggio + 2 di pausa.


16 agosto: Petra – Krak de Chevaliers (645 km)
Oggi inizia il lungo viaggio di ritorno; attraverseremo tutta la Giordania e buona parte della Siria fino ad arrivare al Krak des Chevaliers, uno dei castelli crociati più belli e meglio conservati del mondo.

Ci mettiamo in strada verso le 7 del mattino, la temperatura è fresca e le strade sono ancora deserte… Mantenendo una media “sostenuta” siamo al confine in men che non si dica. I doganieri giordani ci accolgono sempre con un sorriso e con molta cordialità; in poco tempo sbrighiamo le poche pratiche burocrariche e ci apprestiamo a valicare anche il confine siriano.

Anche qui il personale si dimostra gentile e disponile, nonostante la lunga trafila burocratica di moduli, visti d’ingresso, tasse doganali, bolli, timbri e vidimazioni varie… Qui il computer non esiste ancora, ogni modulo viene compilato a mano, portato nell’ufficio appresso, verificato da un ufficiale, timbrato da un’altro, ritirato da un terzo che annota il tutto su un registro e ci consegna un altro modulo ancora…un vero e proprio guazzabuglio burocratico!

Passato il confine dopo un’ora e mezza circa prendiamo l’autostrada per Damasco. Il traffico diventa nuovamente caotico, disortinato, con lunghe file di camion che arrancano in salita tentando di superarsi tra loro emettendo calore e fumi indescrivibili… Io e Dido siamo stati “buoni” all’andata ma ora, dopo tanti chilometri su queste strade abbiamo appreso anche noi questo stile di guida… Iniziamo a sfrecciare tra i camion ovunque ci sia un buco libero e quando non c’é andiamo via di clacson e lampeggianti a go-go.

Nel pomeriggio arriviamo nei pressi del Krack des Chevaliers e poco dopo troviamo sistemazione in una graziosa pensione situata ai lati di una valletta proprio di fronte al castello. La sera ceniano in un ristorantino che propone ottimi antipasti siriani (involtini di riso in foglie d’uva, crema di melanzane noci e aglio, insalata di cipolla macerata yogurt e spezie, ecc) e pollo alla brace con salsina di olio, aglio, limone. Una favola per chi  sa apprezzare sapori lontani…

17 agosto: Krak des Chevaliers – Palmira (210 km)
Sveglia poco prima dell’alba per fotografare il sole che fa capolino dalle colline dietro alla fortezza. La mattinata la trascorriamo a visitare il suggestivo castello crociato rimasto praticamente integro nei secoli. Conosciamo anche Riccardo, un motocicista udinese anche lui in giro con la sua BMW 1150 GS ADV per la Siria.

Verso le 11.30 facciamo rotta verso Palmira, ci aspettano 160 km di deserto siriano. Lungo la strada il caldo inizia a farsi opprimente, la Caponord segna 41°C, decidiamo di cercare un posto all’ombra per bere un po’ d’acqua e raffreddare i nostri corpi surriscaldati. Accosto vicino ad un casa che sembra abbandonata, in realtà è occupata da un branco di cani che stanno godendosi l’ombra e che non sono proprio entusiasti della nostra visita. Proseguiamo oltre finché parcheggiamo le moto ai lati di un recinto nel cui angolo c’é una tettoia in cemento che pare adatta al nostro scopo.

Dall’edificio posto all’interno del recinto ci giunge la voce di un’uomo che ci fa segno di raggiungerlo. Accaldati e disidratati come siamo non ci facciamo pregare e ci dirigiamo verso di lui. E’ il dott. Rayan, medico chirurgo dell’ambulatorio presso cui ci siamo incosapevolmente fermati. Ci viene offerta immediatamente dell’acqua ghiacciata e sbucano fuori alcune sedie ove veniamo fatti cordialmente accomodare. Conosciamo anche l’infermiere del presidio, Mohammed, che si prodiga a prepararci del caffè e ci offre perfino dell’ottimo melone ghiacciato tagliato a fette.

Come sempre ci vengono chieste le solite cose…da dove veniamo, dove andiamo, ecc., poi il dottore ci spiega l’attività di questo presidio medico in mezzo al deserto; ci tiene a farci sapere che nel suo paese la sanità è efficiente e lui ne è particolarmente orgoglioso.

Alle 14, orario di chiusura dell’ambulatorio viene a prenderli un beduino alla guida di una camionetta…neanche il tempo di presentarci che già veniamo invitati a pranzo nella sua tenda, ma noi decliniamo cortesemente l’invito…chissà perché, pensandoci a posteriori mi sarebbe proprio piaciuto provare un’esperienza del genere…

Prima di andarcene Mohammed, il simpatico infermiere ci porge una bottiglia di acqua ghiacciata per il viaggio… Che popolo fantastico i siriani, hanno il concetto di ospitalità e condivisione di ciò che si ha nel sangue. Mancano solo 40 km a Palmira, dopo questa piacevole “rinfrescata” al corpo e all’anima ci rimettiamo in sella consapevoli di aver scolpito nelle nostre menti un’altro indelebile capitolo di questo straordinario viaggio.

Prima di arrivare nei pressi della millenaria città ci fermiamo a scattare qualche foto alle moto immerse in questi indescrivibili paesaggi, poi valichiamo la collina sormontata dall’antico castello posto a difesa e Palmira ci appare in tutta la sua magnificenza…l’emozione è incontenibile!

Verso sera ci rechiamo al castello per immortalare con qualche scatto il calar del sole sulle antiche rovine…tutto il paesaggio si tinge di un tenue color rosa regalandoci un non so ché di mistico…

Ceniamo presso la Pancake House, locale con cucina tipica beduina e poi giretto a piedi lungo la via principale della cittadina ove veniamo “adescati” dal simpatico Nasser che ci invita a “visitare” il suo bazaar. Dopo un’ora di estenuanti contrattazioni affidate a Dido e numerose tazze di cay, ne usciamo con 4 piatti “d’antiquarto tipico” siriano fatti ovviamente a mano e 3 foulard d’artigianato locale probabilmente made in China.

18 agosto: Visita a Palmira
Oggi ci siamo presi un giorno di pausa per andare a visitare le imponenti vestigia dell’ antica Palmira. Abbiamo iniziato dalle numerose torri funerarie poste all’esterno delle mura per poi trascorrere la mattinata visitando il tempio di Bel e percorrendo la lunga strada colonnata della città fino ad arrivare al Campo di Diocleziano, un’estensione della città sormontata da un imponente tempio fatta erigere dall’imperatore stesso.
Verso sera ci siamo recati nuovamente alle rovine per fotografare il tramonto dai monumenti della città.

19 agosto: Palmira – Uchisar (976 km)
Giornata sulle strade quella di oggi, e che strade!
Siamo montati in sella alle 5.30, per fotografare Palmira illuminata dai primi raggi del sole, dopodiché  abbiamo fatto rotta prima verso est (fino ad arrivare a soli 200 km dal confine iracheno), e poi verso nord riattraversando il deserto percorrendo stradine piuttosto malconce e disconnesse. Lungo la strada ci siamo fermati a chiedere informazioni sul percorso ad un gruppetto di camionisti…come ormai di consuetudine ci hanno fatto accomodare su tre “comodi” sgabelli, hanno preparato il caffè turco al cardamomo, offerto yogurt alla banana, biscotti e perfino una specie di mortadella…alle 7 del mattino!

Al confine siriano nessun problema, la cortesia e disponibilità dei doganieri siriani ci ha aiutato a disbrigare le lunghe e complesse pratiche burocratiche necessarie anche per uscire dal paese. Entrati in Turchia ci fermiamo a fare benzina al primo distributore dopo il confine…vediamo che dal vicino ristorante un uomo ci fa segno di sederci al suo tavolo per offrirci da bere acqua, cay e succo d’arancia… Benvenuti in Turchia!

Riprendiamo la strada per la Cappadocia e inizia un saliscendi attraverso bellissimi paesaggi di montagna. Lancio uno sguardo al contachilometri della CapoNord e vedo che segna 99.999 km. Non potevo portarla in luogo migliore per festeggiare il suo compleanno!

Ripercorro con la mente le avventure più belle passate con lei, anzi grazie a lei, dalle nottate in tenda a -23°C dell’ ElefantenTreffen ai 47°C del deserto giordano, dalle strade sterrate del monte Grappa alle strade innevate delle Dolomiti, dal marasma del traffico cittadino di Aleppo alle autostrade deserte a 6 corsie della Turchia…ma soprattutto alle mille piccole “avventure”  quotidiane, in pausa pranzo, la sera o nei week-end…

E’ pomeriggio inoltrato, la strada da fare è ancora tanta ma c’é poco traffico, le strade sono larghe e liscie come un biliardo e l’andatura è piuttosto “sostenuta”…finché sul nostro orizzonte non appare una paletta rossa con la scritta DUR (stop). Un agente in divisa blatera qualcosa in turco, non parla l’inglese e io faccio lo gnorri…lui indica sul contachilometri della moto prima gli 70 km/h poi indica me e successivamente i 120 km/h. Io emetto un sonoro: Ooohhh, it’s impossible!!!

Ci chiedono i documenti e ci lasciano lì ad aspettare chissà cosa…dopo un po’  accosta un’auto grigia anonima con un agente a bordo che ci fa segno di salire… Ci viene mostrato un bel filmatino di due moto che sfrecciano a 119 km/h giù per un lungo discesone… Assolutamente incontestabile!!! 189.000.000 di lire turche a testa (110 Euro). Bel regalo di compleanno per la mia CapoNord!

Ma la giornata non è ancora finita. Nei pressi di Kayseri la superstrada a 4 corsie si interrompe bruscamente ed inizia un polveroso sterratone… Vedo davanti a me la giessona di Dido barcollare pericolosamente, c’é troppo ghiaino e l’ha preso troppo velocemente. Pinzo immediatamente anch’io ma sono troppo carico per riuscire a ridurre la velocità in tempo… Inizia lo sterrato e sento la moto scapparmi da un lato e dall’altro. Provo ad alzarmi in piedi ma non serve a nulla, la moto e troppo carica. Mi risiedo e tento di rallentare il più possibile cercando di tenerla su…Daniela dietro è terrorizzata, un paio di volte siamo sul punto di cadere ma mettendo giù un piede e con la pura forza bruta riesco a evitare il disastro.

Poco dopo, sempre in sterrato, passiamo sulla corsia opposta dall’altro lato della strada in quanto le nostre corsie sono interrotte. Tutto procede bene per qualche chilometro finché non giunge il momento di ritornare dall’altra parte della strada. Dido non si accorge dei cartelli di segnalazione e tira dritto su quella che diventa ora la corsia di sorpasso opposta. C’é una polvere infernale, la visibilità è praticamente nulla e vedo che ci sono diverse automobili e camion che stanno marciando nella direzione opposta dirigendosi verso di lui a luci ovviamente spente… Cerco di affiancarlo dall’altra parte della strada per fargli capire che stà marciando contromano ma non c’é comunque modo di venire al di qua della strada, c’é un profondo fossato tra le corsie.
Prevedendo il peggio mi fermo ad aspettarlo in cima ad una salita, pronto già a chiamare soccorsi…poco dopo lo rivedo rientrare in carreggiata…dirà che sono stati i più brutti 5 minuti della sua vita.

Alle 21 arriviamo finalmente a Uchisar, dopo 15 ore passate in moto vogliamo solo fare una doccia e andare a letto ma il simpatico gestore della Ercyes Pension ci fa prima preparare dalla moglie 5 panini “di emergenza”.

20 agosto: Uchisar – Izmit (675 km)
Tappone quasi interamente autostradale quello di oggi, prima ci dirigiamo a nord, verso Ankara, poi puntiamo a ovest in direzione Istanbul. Tutto comincia a tornare “normale” intorno a noi, l’autostrada a 4 corsie tenuta in ottime condizioni, le belle macchine, interi quartieri di villette a schiera tutte uguali ancora in costruzione, il traffico relativamente ordinato… Le città e la popolazione della Turchia occidentale non hanno nulla da invidiarci…anzi!

Arrivati ad Izmit nel pomeriggio, dopo esserci sistemati e rinfrescati presso l’Hotel Antinal siamo andati a fare 2 passi in centro. E’ sabato, le vie del centro pullulano di gente a passeggio lungo i viali alberati, in giro per negozi, seduta ad un caffè… Con un po’ di malinconia penso che non sembra neanche di essere in Turchia…

Colti da improvviso languorino entriamo in una pasticceria e ne usciamo con un “vassoietto” di baklava (tipico dolce turco a base di pasta sfoglia noci e miele) che consumeremo avidamente pochi istanti dopo. Non contenti, io e Dido spediamo l’esausta Daniela in camera d’albergo a riposare dopo l’estenuante tappa odierna e ci rifugiamo presso la nostra “pideria” di fiducia ove ci consoliamo con due famigerate “Pide di Urfa”, una pida al formaggio, 2 creme di riso e ben 4 ayran. Immancabile l’appuntamento con una tazza di cay per chiudere la serata.

21 agosto: Izmit – Burgas (432 km)
Dopo la consueta “devastazione mangereccia” del buffet dell’albergo ci apprestiamo a tornare in Europa, precisamente a Burgas in Bulgaria, dove troveremo ad attenderci mia mamma, mia zia, il fratellone e la sua sposa. A Istanbul ci aspetta l’immancabile attraversamento del ponte sul Bosforo… Welcome to Europe! Nooooo!!! Arrivederci mia adorata Asia, spero molto presto.

Lungo l’autostrada ripenso alle persone che ho avuto modo di conoscere durante quest’avventura, a cominciare dalla calorosa accoglienza dei doganieri siriani, al simpatico ed espressivo Mohammed che ci accolto ed ospitato in casa sua, all’altro Mohammed, cordiale e preparatissima guida a Jerash, al suggestivo canto di una bella ragazza beduina a dorso d’asino immersi in una valle incantata di Petra, ai nostri simpatici amici del presidio medico, agli ospitali e cordiali camionisti siriani che ci hanno indicato la strada non senza prima averci offerto la colazione…esperienze che lasciano il segno!

Arrivati a Kirikkale lasciamo l’autostrada e ci dirigiamo a nord verso la Bulgaria. Le condizioni meteo non sono granché, a Istanbul abbiamo preso qualche goccia di pioggia e abbiamo indossato le tute antipioggia, ora iniziamo a salire e comincia a fare fresco. Il paesaggio a ridosso del confine  di Malko Trnovo mi affascina sempre; strade deserte in mezzo a boschi che sembrano incontaminati, piccole valli incastonate nel verde spesso avvolto da un filo di nebbia… Passato il confine solo una cinquantina di chilometri ci separano dal nostro campo base in Bulgaria…ormai mi sento a casa!

25 agosto: Burgas – Limena (1580 km)
Dopo qualche giorno di riposo a Burgas e la visita dei splendidi paesini di  Sozopol e Nessebar, ci apprestiamo a tornare in Italia. In questi 3 giorni non sono stato tanto bene a causa di un’influenza intestinale che mi ha debilitato non poco ma per fortuna quando è ora di partire riesco a stare abbastanza bene.

Verso le cinque del pomeriggio prendo un sonnifero che mi farà dormire profondamente fino a mezzanotte circa. Carichiamo i bauletti sulle moto, beviamo gli ultimi caffè caldi, salutiamo i parenti e via, si fa rotta verso casa.
Le previsioni meteo erano abbastanza allarmanti, in quei giorni c’era una grossa perturbazione in giro per i Balcani, ma a parte qualche goccia notturna nei pressi di Sliven in Bulgaria siamo stati alquanto fortunati e il viaggio è filato liscio e veloce fino in Italia.

Non abbiamo incontrato nessun problema ai vari confini (bulgaro, serbo, croato e sloveno), molto spesso i doganieri ci facevano cenno di passare senza alcun controllo…ho sempre avuto l’impressione che noi motociclisti abbiamo una marcia in più in questi paesi, ma non ho mai capito il perché.
Verso le 17.30 approdiamo a Limena, stanchi, soddisfatti di avercela fatta anche stavolta e un po’ malinconici per la fine di questo splendido e suggestivo sogno ambientato nelle terre d’oriente.

8590 km totali percorsi in 13 tappe.

Tutte le foto qui: https://photogallery.endurostradali.it/thumbnails.php?album=72

Categorie: Viaggi

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